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PostHeaderIcon L'Editoriale di aprile 2025

Il Progetto Casa ARI


Abbiamo potuto sviluppare e concretizzare questo Progetto, che per molti aspetti può essere considerato uno dei più importanti, solo grazie a quei Soci che ci hanno creduto – e continuano a crederci – e che con le loro donazioni spontanee hanno permesso l’accantonamento di una cifra consistente. Fra tutti Mario Maestri, che solo l’anno scorso, con un gesto di straordinaria generosità ha versato 50.000 euro. A lui va la più sentita e profonda riconoscenza da parte di tutto il Sodalizio.

Nel 2010 sono stati posti i primi mattoni per la nostra Casa ARI, quella che tutti noi desideriamo possedere per realizzare il sogno che ogni nucleo familiare - e i Soci tutti dovrebbero vedere l’ARI come una grande famiglia - sente come esigenza primaria.


Quindici anni fa, per una serie di circostanze fortunate, furono infatti poste le premesse per un significativo e concreto primo passo. Il 1° febbraio 2010, il Consiglio Direttivo a Presidenza Sanna (IS0ISJ), e con Segretario Generale Pregliasco (I1JQJ), ultimò l’iter burocratico per l’acquisto dell’immobile sito in Milano, in via Domenico Scarlatti 31, nella stessa palazzina in cui erano ubicate, in affitto, le Sedi di ARI e della controllata Ediradio. L’acquisto, e le spese relative, furono finanziate con il “Fondo Casa ARI” e con l’accensione di un mutuo ipotecario quindicinale di 150.000 euro (rata mensile di poco superiore a 1.000 euro), avente come garanzia l’immobile stesso. Fu un’operazione estremamente complessa, soprattutto per gli aspetti normativi e burocratici da gestire. I nove mesi intercorsi tra l’idea dell’acquisto e la firma dell’atto sono stati un’infinità per il mercato immobiliare, ma quegli Amministratori, e quei Presidenti di Comitato Regionale, che sostennero il Progetto erano determinati a dare all’ARI una Sede di proprietà, senza provocare un impatto economico traumatico sulle casse dell’Associazione.

Al secondo piano del medesimo stabile di via Scarlatti 31, in cui avevamo le Sedi di ARI (quinto piano) e Ediradio (primo piano), un privato aveva messo in vendita, tramite agenzia, un’unità immobiliare sita al secondo piano, in discreto stato manutentivo, di circa 100 mq, con cantina di pertinenza. La cifra richiesta era di 390.000 euro. L’acquisto di un immobile comporta sempre un notevole esborso, ma l’occasione che ci veniva offerta era sicuramente irripetibile. Il bene, per la sua collocazione e per le sue caratteristiche, corrispondeva alle esigenze di quel momento, anche se una sola, tra ARI e Ediradio, avrebbe potuto trovarvi collocazione.

Nel 2016 l’ARI dovette lasciare gli uffici al quinto piano di via Scarlatti 31. «Ambrosi aggiorna i presenti sul trasloco della sede così come da mandato ricevuto» – si legge nel verbale della riunione del Consiglio Direttivo del 13 settembre 2016 – «Il trasloco si è reso necessario, come noto, a seguito dell’inopportuna nota del 30 Marzo 2011, prot. 2002/11, con la quale l’allora Presidente pro-tempore - senza delibera consiliare e senza rapportarsi con i Consiglieri in carica - comunicò alla Banca proprietaria dell’immobile la volontà della Associazione di non rinnovare il contratto di locazione». Tramontò così l’ipotesi di acquistare l’immobile come “occupato”, ovvero a un prezzo decisamente inferiore a quello di mercato. In questo modo perdemmo la Sede “storica” che aveva ospitato l’ARI fin dal 1968, cioè dopo il trasferimento da viale Vittorio Veneto 24.

Oggi la Sede amministrativa di ARI si trova in via Scarlatti 30, in locali in affitto che, con le spese, incidono sul bilancio per euro 36.204/anno. Nei locali di proprietà di via Scarlatti 31 abbiamo il magazzino e la Direzione commerciale (ex Ediradio).

L’attuale Consiglio Direttivo ha attentamente esaminato la situazione: nel primo trimestre del 2025 è stata pagata l’ultima rata del mutuo (in tal modo estinguendo anche l’ipoteca iscritta a garanzia dello stesso) e negli ultimi anni il valore degli immobili nella zona è fortemente lievitato. Gli Amministratori sono pertanto giunti alla decisione di chiedere al corpo sociale, in occasione dell’indetto Referendum, di pronunciarsi anche sulla possibilità di alienare l’immobile di via Scarlatti 31. La prospettiva è di unire gli uffici in una Sede periferica ancora da individuare, ma certamente con minori costi per l’Associazione.

Più in generale gli attuali Amministratori ritengono che oggi, più che mai, il concetto di disporre di una proprietà immobiliare da adibire a Sede sociale è maggiormente desiderabile, non solo per eliminare spese locative in continuo crescendo, ma anche per accrescere il patrimonio dell’Ente, dovere fondamentale di chi amministra, e per conferire quell’immagine di solidità e di importanza che un’Associazione che sta per celebrare cento anni di vita merita.

Sarà compito del nuovo Consiglio Direttivo, qualora ricevesse il mandato dai Soci, individuare la miglior soluzione possibile in considerazione dell’andamento del mercato immobiliare e della comodità dei servizi. Fermo restando che la nostra Casa ARI dovrà essere a Milano, a meno che si riesca a modificare lo Statuto (art. 2: «L’Associazione ha sede legale ed amministrazione in Milano»).

Il Consiglio Direttivo