L'ARI le radiocomunicazioni sussidiarie
di emergenza ed il volontariato
di Vincenzo Favata, IT9IZY
Quando leggerete questo breve editoriale, la piena attuazione della pedissequa circolare - che viene anch’essa pubblicata in ossequio alla trasparenza e per una miglior comprensione delle tematiche sottese ai rapporti della nostra Associazione con il volontariato - consentirà ufficialmente ai volontari ARI che si occupano delle radiocomunicazioni di emergenza di rapportarsi con le istituzioni territoriali di riferimento nella duplice veste di radioamatori patentati (stante il superamento dell’esame ministeriale) e di volontari di protezione civile.
Il tema volontariato e radiocomunicazioni di emergenza necessita, a mio avviso di un approccio pragmatico, privo di preconcetti che, da un lato tenga conto della realtà sociale composta da soci che si dedicano esclusivamente alle attività statutarie e da soci volontari di Protezione Ciivile che prediligono il volontariato e le radiocomunicazioni di emergenza.
E’ notorio che la nostra Associazione, pur non essendo “per nascita” un’Associazione di volontari ha, da sempre, così come previsto dalla legge, operato nel campo delle radiocomunicazioni sussidiarie di emergenza con risultati brillanti e notori; è, altresì, incontrovertibile che il patrimonio di conoscenza acquisito, nel corso di svariati anni in occasione delle calamità che hanno investito il nostro Paese, dai volontari di Protezione Civile ARI, è patrimonio di tutta l’Associazione che non deve essere disperso.
Orbene, oggi questa “duplice vocazione” della nostra Associazione non può essere più disimpegnata dalla struttura esistente ARI-RE che, a far data dal 1996, ha svolto il suo compito consentendo ai volontari di operare sotto l’ombrello associativo nel campo della Protezione Civile.
Oggi, la normativa vigente esige dei requisiti particolari, degli impegni non identici in tutto il territorio nazionale e, pertanto, la scelta obbligata è quella delle realtà organizzative territoriali, così come già evidenziata; peraltro, non appare pleonastico precisare, stante i recenti tentativi sul punto, che non appare lecito e, quindi, possibile sostituire gli attuali organi associativi esistenti con altri aventi i requisiti richiesti dalle normative territoriali in materia di volontariato di Protezione Civile.
* Presidente dell'ARI